Il progetto urbano per la realizzazione della nuova struttura ricettiva nel Lotto C1 adiacente alla Stazione ferroviaria di Roma Tiburtina, si poggia sulla radicale trasformazione della viabilità e il conseguente ripensamento dei nodi di scambio intermodale presenti nella zona. Con la demolizione della tangenziale, viene liberato il sedime stradale che si trasformerà in un nuovo spazio pubblico urbano che richiede una profonda e sostanziale riprogettazione di queste aree. La vision propone di ragione per dissonanza rispetto quanto sinora è percepito da chi abita questo brano della città di Roma. Quello che è da sempre considerato un elemento di separazione, che si presta ad usi inappropriati dello spazio, generando così, criticità e disagio con la sua demolizione verrà sostituito da uno sistema capace di ricollegare fisicamente le varie realtà che compongono questi luoghi. Si auspica la realizzazione di un boulevard, uno spazio attraversabile che nel suo sviluppo ospiterà attività commerciali di scala minuta ed edifici a servizio della comunità che rappresenteranno dei luoghi nei quali riconoscersi e nei quali socializzare. Il versante Nomentano sarà così posto in continuità con quello di piazza Bologna. La cerniera di questo sistema lineare sarà uno spazio verde, un parco urbano che troverà la sua collocazione davanti il fronte orientale della stazione Tiburtina, così da avvolgere, proteggere e riqualificare l’ex Stabilimento ittiogenico di Roma. La mobilità pedonale sarà accompagnata a quella del servizio di autotrasporto Comunale. Le linee degli autobus, che saranno potenziate, opereranno sinergicamente con quella del tram che si ipotizza possa essere sia passante che attestante così da realizzare uno scambio intermodale efficiente. Questo scenario prevede delle aree dedicate alla sosta privata temporanea (kiss’n’ride) e degli stalli per il servizio taxi. Questa previsione vuole quindi avere come obiettivo dichiarato quello di ottenere un sistema di mobilità capace di innescare un uso degli spazi adatto all’incontro, allo scambio e alla socializzazione degli abitanti e dei viaggiatori. La struttura ricettiva si costruisce su un volume di 7600 mq di superficie utile lorda (SUL) che si sviluppa su quattro blocchi edilizi alti 24,5 metri. Gli spazi si articolano ponendo nel basamento, che assolve al compito di rettificare il suolo esistente, le attività e gli spazi che possono essere affittati per implementare i profitti dell’albergo. Alla quota della città è posto l’ingresso principale che si può raggiungere dal lato della piazza ipogea e dal nuovo boulevard lato circonvallazione Nomentana. Questo è possibile, grazie l’articolazione degli spazi di percorso esterno che raccordano le varie quote esistenti e portano all’interno della corte attraversabile che in questo modo rafforza ancora di più il suo ruolo di “nodo urbano”. Il sistema delle stanze trova uno svuotamento al sesto piano e lascia spazio al ristorante panoramico, ad una palestra con annessa spa e ad un terrazzo coperto. Qui domina un percorso pensile che unisce i quattro corpi di fabbrica che costituiscono l’albergo. Gli ultimi due piani ospitano le junior suite e le suite che sono ulteriormente arricchite attraverso degli svuotamenti creati sulle coperture coì da ottenere dei patii interni privati. L’articolazione funzionale è chiaramente pensata per determinare una morfologia “aperta” che ruota attorno alla presenza della cisterna ma che allo stesso tempo si confronta con la città. Questa strategia media e interagisce con il contesto diventando in qualche modo la soluzione capace di mettere a sistema tutti i pezzi che compongono il puzzle urbano.
Gruppo di lavoro:
Arch. Silvia Pinci
Arch. Francesca Marino
Arch. Lorenzo Procaccini
Arch. Carmen Patanè
Arch. Camilla Peraino